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Bhutan: il prossimo grande produttore di vino sarà Asiatico?

Su questo ha voluto scommettere un imprenditore californiano, wine lover da sempre e da poco produttore di vino… in Bhutan!

Micheal Juergens: il pioniere del vino in Bhutan

Il progetto ambizioso è nato dal connubio tra le due passioni di Micheal Juergens: il vino e la maratona.

La passione per il vino è nata nel garage di casa durante l’infanzia, nel 1975, quando il padre gli ha versato in un bicchiere di plastica un sorso di Gattinara. Da quel momento e da quel sapore (raro e sconosciuto per gli Stati Uniti degli anni ’70 e ’80), Micheal avrebbe girato il mondo con un occhio di riguardo per le specialità e le cantine dei paesi dove sarebbe capitato. Capì ben presto che dietro a quelle persone e quei sapori si nascondevano generazioni di storia e cultura del territorio. Questa passione crebbe al punto da portarlo sin da giovane a frequentare corsi da enologo e sommelier, con il sogno di avviare prima o poi una propria azienda con una propria identità in California.

Nel tempo, alla passione per il vino, si è aggiunta la passione per il running, un’altra passione capace di far assaporare la terra, il clima e la natura in cui ci si immerge. Così il giro per il mondo di Micheal Juergens lo porta a correre la maratona del Medoc, a Bordeaux, quella di Cape Town, in Sudafrica, e nel 2016 la prima maratona internazionale del Regno del Bhutan.

Il Bhutan: terra del FIL e prossimo produttore vitivinicolo di qualità

Il Bhutan è un piccolo paese situato tra Cina e India di circa 40mila chilometri quadrati e 800mila abitanti. Questo piccolo regno si estende lungo i pendii meridionali dell’Himalaya, un’area abbastanza impervia e distante dai grandi centri metropolitani Asiatici che hanno permesso agli abitanti del Bhutan di vivere distanti da globalizzazione, corruzione e stress della modernità.

Il regno del Bhutan è uno dei paesi con Prodotto Interno Lordo più basso al mondo, durante questo calcolo il re ha però voluto precisare la bontà delle condizioni del paese ideando un parametro molto buddhista quale il Gross National Happiness. Il GNH è noto anche come FIL (nome che ironizza il concetto di PIL) ed è un’indice alternativo che stima la Felicità nazionale. L’indice è poco più di un sondaggio che si basa su dati soggettivi raccolti tra la popolazione, ma rende onore alla qualità della vita percepita dagli abitanti del Bhutan, tra gli ultimi paesi per ricchezza (con appena 2088 dollari pro capite) ma in top ten per felicità percepita.

Juergens si reca per la prima volta in Bhutan per la maratona, corsa che lo mette in contatto con una terra remota, vergine, in pendenza e caratterizzata da un clima ideale per la coltivazione della vite. Conclusa la maratona si informa su quali vitigni fossero coltivati nel paese: qua l’uva non esiste.

Nel 2016 il sogno dell’imprenditore californiano cominciava a vedere la luce, tracciare le linee di contorno, un contorno inaspettato e molto lontano dalla sua California.

Le potenzialità del Bhutan vitivinicolo: suolo ideale e manodopera a basso costo

Juergens al suo rientro affida ad agronomi le analisi del suolo Asiatico e del clima che ne abbraccia i pendii per capire le reali possibilità di coltivare l’uva in una terra tanto lontana: i responsi sono tutti positivi.

A onor del vero va ricordato che nel 1990 un altro enologo californiano tentò l’impresa di piantare la vite in Bhutan: John Goelet.

Goelet è proprietario di cantine in Napa Valley, Australia e Francia e in quegli anni chiese al Re del Bhutan chiese il permesso per avviare un progetto pilota per impiantare vigneti sui pendii dell’Himalaya. Si trovarono alcune aree particolarmente adatte e venne mandato un agronomo locale in una delle tenute australiane di Goelet per imparare l’arte, ma poi non se ne fece nulla.

Se il vecchio progetto partiva da una prospettiva imprenditoriale, il progetto di Micheal Juergens è mosso dall’entusiasmo di un sogno che va realizzandosi. Nasce così Bhutan Wine Company, con l’obiettivo di testare 800 ettari con barbatelle di vino in otto anni, un progetto enorme volto a testare ogni zolla del Bhutan e comprenderne profondamente il potenziale enoico.

Le prime vigne sono sorte nello Yusipang, su diverse altitudini dai 150 metri fino a dove le montagne lo permettono, le barbatelle scelte sono di varietà resistenti al freddo dato il clima continentale: Merlot, Pinot Nero, Sauvignon, Cabernet Franc, Malbec, Syrah, Sauvignon Blanc e Chardonnay. Juergens e la compagna Ann Cross si sono trasferiti in pianta stabile nei nuovi terroir asiatici per seguire da vicino la crescita degli impianti supportati da un team di enologi.

Le condizioni sono ideali per lo sviluppo del progetto e dell’industria locale, infatti il costo della manodopera si aggira attorno ai 10 dollari per giornata di lavoro e i suoli sono sicuramente adatti. Basti pensare che il colosso francese LVMH (multinazionale che comprende marchi quali Moët & Chandon, Veuve Clicquot e Hennessy tra gli altri) ha recentemente lanciato le prime etichette di Ao Yun, cantina sviluppata in Yunnan, in condizioni analoghe a quelle del Bhutan.

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