Giuliano Franchini com’è nata l’idea di creare un tuo vino che si chiama “Azzardo”?
L’idea alla base del nome Azzardo è stata quella di voler creare un vino diverso, un vino che potessi sentire veramente mio. Ho voluto unire gli uvaggi classici del Valpolicella con due vitigni internazionali e la sfida è stata di utilizzare anche per quest’ultimi una tecnica tipica della Valpolicella: l’appassimento. L’Azzardo è il nostro IGT; una reinterpretazione personale del taglio bordolese, quindi un omaggio alla viticoltura internazionale. La prima annata prodotta è stata il 2012 con 6 vitigni: Corvina Gentile, Cabernet Sauvignon, Merlot, Rebo e Teroldego. Ma l’idea dell’Azzardo mi ha accompagnato anche nelle annate successive con la voglia di stupire chi lo avrebbe bevuto.
Nel 2013, rimanendo fedele al connubio tra Valpolicella e i vitigni internazionali, ho deciso di inserire ulteriori 4 vitigni, arrivando ad un totale di 10. Nel 2015, visti gli ottimi risultati di apprezzamento del vino, ho deciso di portare avanti questo mio progetto personale. Sono andato alla ricerca di altri vitigni che avessero una buona resistenza fisica e che dessero buoni risultati in appassimento. Oggi l’annata disponibile è il 2016 e siamo quasi pronti con il 2018 che al momento sta terminando l’affinamento in botte… la sfida continua.
Nelle botti di quest’ultima annata stiamo affinando 18 vitigni a bacca nera: Merlot, Cabernet Sauvignon, Spigamonte, Ancellotta, Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta, Croatina, Teroldego, Rebo, Sangiovese, Turchetta, Marzemino, Syrah, alcuni con una pigmentazione della bacca più rosata quali Molinara, Pelara e Rossara. Dopo un’attenta ricerca, nel 2019, ho scelto di far entrare nella famiglia il giovane enologo Gianluca Ceschi. Con il suo arrivo ho avuto il piacere di confrontarmi con lui e abbiamo deciso, con questa nuova annata, di portare una novità: abbiamo “azzardato” ancora e abbiamo raccolto l’uva in tre periodi diversi a seconda della varietà, rispettando così le diverse epoche di maturazione.
Si comincia la raccolta manuale delle uve precoci dopo l’ultima settimana di agosto, delle uve tradizionali dopo l’ultima settimana di settembre ed entrambe vengono poste in appassimento in cassette di legno. Invece una parte delle uve tradizionali vengono selezionate e lasciate sulla vigna per la raccolta tardiva che avviene la prima settimana di novembre. Alla fine di questa selezione le uve vengono vinificate insieme per aumentare il potenziale aromatico.
Dopo 7 giorni di macerazione inizia la fermentazione, fase nella quale utilizziamo i lieviti selezionati che favoriscono lo sviluppo di una parte aromatica più complessa. Il processo di fermentazione ha una durata di circa 40 – 50 giorni e durante questo periodo si alternano giornalmente sul mosto rimontaggi, follature e delestage, per favorire l’estrazione del colore. Ogni giorno viene controllata la temperatura di fermentazione, quest’ultima infatti è un parametro fondamentale per preservare l’integrità aromatica .
Una volta finita la fermentazione il vino viene diviso e affinato in tonneaux (500 litri) e barrique (225 litri) di rovere francese di nuova generazione a grana fine, per un periodo di 12 mesi, variabile a seconda dell’annata. La seconda fase di affinamento avviene in bottiglia per circa 6 mesi, chiuso con un tappo di sughero sardo il vino può evolversi e maturare negli anni in maniera ottimale. Rispettando la tradizione del nonno Emilio, ho scelto di incartare e numerare ogni singola bottiglia. Particolare è il colore rosa dedicato alle donne e la carta da gioco che richiama l’azzardo dell’unione di questi straordinari vitigni.
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