Un vitigno a bacca bianca e duttile, che ha trovato terreno fertile in Italia centrale, sotto il cui nome ricadono alcune Denominazioni di Origine Protetta delle Marche, e in particolare il primo vino DOC delle regione in assoluto, il Verdicchio di Matelica (duramente colpito dal terremoto dei mesi scorsi). Oggi parliamo del Verdicchio, uno dei prodotti più apprezzati a livello nazionale, partendo proprio dalla definizione del suo appellativo.
Cos’è il Verdicchio
Come facilmente intuibile, il nome del vitigno (e dei vini ricavati) deriva dal colore dell’acino dell’uva, che anche a piena maturazione mantiene evidenti sfumature di verde. La pianta è vigorosa, germoglia relativamente tardi e presenta un grappolo conico, compatto, alato e di media grandezza. Il Verdicchio è, come detto, coltivato quasi esclusivamente nelle Marche e si rivela come pianta piuttosto eclettica, in genere utilizzata per produrre, per lo più in purezza, sia vini freschi e di pronta beva che vini molto strutturati e capaci di notevole longevità; inoltre, le uve di Verdicchio vengono usare anche per produrre spumanti (sia con metodi classici che con metodo Charmat) e vini passiti, tipicamente più abboccato che dolce, anche in versione muffato.
La storia del Verdicchio
Il vitigno è considerato autoctono delle Marche, e le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono al XVI secolo. Negli ultimi anni, l’analisi genetica ha messo in evidenza una parentela molto stretta tra il Verdicchio e il Trebbiano di Soave, il che ha portato a una nuova ipotesi: ovvero, l’introduzione della pianta nella regione centrale da parte di coloni veneti, lì arrivati alla fine del Quattrocento per ripopolare le campagne dopo un’epidemia di peste. Dal punto di vista commerciale, invece, il Verdicchio ha avuto una grande fortuna a partire dagli anni Sessanta, soprattutto nella versione fresca e semplice, ma di recente si sta riscoprendo la qualità delle varianti più curate.
La coltivazione di Verdicchio
Le principali zone di coltivazione del vitigno sono quella dei castelli di Jesi, in provincia di Ancona, e quella di Matelica in provincia di Macerata: queste sono anche le due aree di produzione delle due tipologie del vino, che si differenziano per alcune caratteristiche. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, ad esempio, ha un corpo maggiore rispetto al Verdicchio di Matelica, che però presenta in genere un maggiore impatto olfattivo. Oggi la pianta è diffusa anche in altre zone della regione, nonché nelle vicine aree dell’Umbria e dell’Abruzzo, ma il vitigno tende a perdere il suo nerbo (e addirittura a far emergere alcune caratteristiche negative) quando coltivato fuori dal terroir di origine.
I dati di produzione
In complesso, la zona di produzione si concentra per quasi il 90% nelle colline anconetane intorno a Jesi, insistendo solo in parte sulla piccola area in provincia di Macerata; dati recenti parlano di oltre 1.000 aziende, che coprono circa 2.500 ettari vitati con una produzione potenziale di 385.000 quintali di uva. Sia che si scelga la vinificazione in acciaio che si preferisca la vinificazione in legno, il Verdicchio ha il potenziale per produrre vini di grande longevità, che nelle annate favorevoli possono anche superare i 20 anni; concretamente, però, solo poche etichette sono capaci di sopportare un tale invecchiamento, anche perché la maggior parte delle cantine è più orientata alla produzione di vini immediatamente godibili.
Le caratteristiche del Verdicchio
Queste uve si dimostrano piuttosto duttili, adatte alle più diverse tecniche di allevamento e di vinificazione; la tendenza attuale è quella di destinare una maggior cura in vigna e in cantina, così da produrre dei vini di altissima qualità, dotati di grande struttura, buona spalla acida ed elevato tenore alcolico. Inoltre, eccellenti risultati si sono ottenuti anche con le vendemmie tardive, che presentano un’ampia gamma di profumi floreali e fruttati, e spesso marcate note minerali (su cui spicca la pietra focaia), con un caratteristico finale gradevolmente amarognolo alla bocca. Le tecniche di coltivazione, invece, prevedono raccolte selezionate, pigiature soffici, seguite da macerazioni controllate (con particolare affinamento sulle fecce, quando serve puntare a una maggior struttura), controllo della malo-lattica, e non di rado l’eventuale uso intelligente di legni piccoli, magari non di primo passaggio.
Le caratteristiche del Verdicchio di Matelica
Come detto, il Verdicchio di Matelica è il primo vino DOC delle Marche; oggi se ne riscontrano tre varianti, ovvero il Verdicchio di Matelica, la versione Verdicchio di Matelica spumante e infine il Verdicchio di Matelica passito. La scelta della base ampelografica è riposta nella varietà autoctona Verdicchio, dalla quale da disciplinare deriva per almeno l’85% il vino finito. Sempre il disciplinare di produzione individua le caratteristiche principali, vale a dire colore paglierino tenue, dalla limpidezza brillante; un odore delicato e caratteristico; un sapore asciutto, armonico, ma con prevalenza di un retrogusto gradevolmente amarognolo. Esiste poi anche la tipologia Verdicchio di Matelica riserva, riconosciuta a marchio Docg.
Le caratteristiche del Verdicchio dei Castelli di Jesi
Simile, ma non identico al precedente è il vino prodotto nell’altro terroir regionale, che ricade nella denominazione generale di Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC, da cui derivano le versioni Verdicchio dei Castelli di Jesi spumante, Verdicchio dei Castelli di Jesi passito, Verdicchio dei Castelli di Jesi classico e infine Verdicchio dei Castelli di Jesi classico superiore. Come da disciplinare, il colore deve essere giallo paglierino tenue, l’odore delicato e caratteristico e infine il sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo. Per questi vini, nel 1954 Antonio Maiocchi (per l’Azienda vitivinicola Fazi Battaglia) ha ideato e brevettato un’apposita bottiglia a forma di anfora, in vetro verde, usata ancora oggi. Anche in questo caso esistono delle tipologie a marchio Docg, ovvero il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico.