Lungarotti è un’azienda vinicola storica dell’Umbria, fondata a Torgiano da Giorgio Lungarotti, pioniere della moderna enologia italiana, e oggi guidata dalla figlia Chiara e da sua sorella Teresa, coadiuvate dalla madre Maria Grazia e dai nipoti Francesco e Gemma. L’azienda conta in tutto 250 ettari a vigneto, dislocati tra la Tenuta di Torgiano (230 ha, certificata VIVA dal 2018) e quella di Montefalco (20 ha, a conduzione biologica dal 2010), dove si pratica una viticoltura attenta alla sostenibilità e alla biodiversità, oltre che alla valorizzazione dei vitigni autoctoni a fianco di qualità internazionali.
L’amore per l’Umbria
Quella di Lungarotti è una lunga storia d’amore per la terra che attraversa molte generazioni. Già un paio di secoli fa la famiglia Lungarotti produceva vino e olio nella Media Valle del Tevere. Un’attività che negli anni è cresciuta e si è consolidata fino a quando, nel Dopoguerra, Giorgio Lungarotti diede un nuovo impulso focalizzando l’attività sul settore vitivinicolo. Il 1962 è la prima annata commercializzata di Rubesco e Torre di Giano, che nel 1968 valgono alla zona uno dei primi riconoscimenti a DOC italiani (Rosso e Bianco di Torgiano).
La vendemmia 1964 segna invece la prima di produzione del Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Torgiano Rosso Riserva), una delle etichette umbre più famose nel mondo. Fu anche grazie allo spirito energico e illuminato di Giorgio Lungarotti, che nel 1979 fu riconosciuta la Denominazione d’Origine Controllata alla zona di Montefalco. Non a caso, nel 2000 la famiglia decise di acquistare in questa area altri 20 ettari da dedicare alla produzione di Sagrantino.
Una produzione vocata all’eccellenza
Le due cantine producono in tutto 29 etichette, tra cui appunto il Rubesco Riserva Vigna Monticchio – Torgiano Rosso Riserva DOCG, Sangiovese in purezza che, con l’annata 2016, ha conquistato il titolo di migliore rosso italiano (ex aequo con il Bolgheri Sassicaia 2017). Gli altri due vini storici, il Rubesco – Rosso di Torgiano DOC, a base di Sangiovese e Colorino, e il Torre di Giano – Bianco di Torgiano DOC con uvaggio di Vermentino, Trebbiano e Grechetto, che da quest’anno hanno rinnovato il packaging, proseguendo il cammino incentrato sulla sostenibilità intrapreso dall’azienda a partire dagli anni ’90.
Bottiglie più leggere e sostenibili
Con le nuove annate del Rubesco – Rosso di Torgiano DOC e del Torre di Giano – Bianco di Torgiano DOC (rispettivamente 2018 e 2020),Lungarotti ha introdotto le nuove bottiglie più leggere, che passano da 0,65 kg a 0,42 kg di peso, riducendo fino al 35% le emissioni di CO2. Per l’occasione, le etichette hanno subito un restyling: pur rimanendo fedeli alla grafica tradizionale, risultano infatti più grandi e avvolgenti, con una gamma di colori incentrata sui toni del grigio e del dorato. Resta invariata, invece, l’immagine riprodotta sull’etichetta di entrambi i vini che riprende un particolare della Fontana Maggiore di Perugia raffigurante la vendemmia.
Una scelta che ribadisce l’attenzione al patrimonio culturale e storico dell’Umbria e quel binomio tra vino e arte tanto caro a Lungarotti che, non a caso, già nel 1974 inaugurò a Torgiano il Museo del Vino (MUVIT) definito dal New York Times come “il migliore in Italia” per la qualità delle collezioni artistiche esposte.
Lungarotti, pioniera della viticoltura sostenibile
«Con le nuove bottiglie più leggere, prosegue il nostro impegno nell’adottare buone pratiche nel rispetto dell’ambiente», spiega l’amministratore delegato Chiara Lungarotti. «Un impegno già assunto da mio padre Giorgio, pioniere nel comprendere l’importanza di una viticoltura e di una produzione volta a minimizzare l’impatto ambientale». Il cammino verso la sostenibilità di Lungarotti è cominciato negli anni ’90 con l’installazione delle prime capannine meteo per analizzare l’andamento climatico che, nel 2013, ha spinto l’azienda a diventare capofila del progetto MeteoWine, realizzatoin collaborazione con l’Università di Perugia,per la raccolta dei dati climatici (pioggia, temperatura, umidità aria e terreno, vento, ecc.) da utilizzare per l’elaborazione di modelli meteorologici.
“Un progetto di cui siamo stati promotori – spiega Chiara Lungarotti – che negli anni ha visto importanti implementazioni fino alla nascita di una Piattaforma Meteo Regionale che oggi rielabora i dati raccolti in tutta l’Umbria e costruisce modelli, con conseguenti previsioni meteo attendibili, fondamentali per elaborare un DSS (Sistema di Supporto alle Decisioni) per diminuire l’impatto dei trattamenti in agricoltura”.
Le buone pratiche nelle due tenute
Nelle tenute Lungarotti di Torgiano e Montefalco non si utilizza il diserbo, ma si effettua un controllo meccanico delle malerbe. Inoltre, la concimazione è rigorosamente organica, utilizzando il sovescio e il letame di chianina per preservare la biodiversità del terreno. Quanto alla gestione delle risorse idriche, nel suolo sono presenti dei sensori che misurano e verificano la disponibilità idrica del terreno al fine di ottimizzare la pratica dell’irrigazione di soccorso per le uve bianche. Nel 2004 Lungarotti è stata scelta come cantina pilota a livello nazionale dal Ministero delle Politiche Agricole per realizzare il progetto “Energia della vite” ideato dal Centro Ricerche sulle Biomasse dell’Università di Perugia al fine di ricavare energia dagli scarti di potatura attraverso un impianto a biomasse.
Nel luglio 2018 è stato installato un impianto fotovoltaico sulla copertura degli edifici aziendali, per un’estensione di circa 1.320 mq, che copre il 40% dei fabbisogni di energia totale con un risparmio di oltre 3.000 ton di CO2. E, sempre nel 2018, i 230 ettari della Tenuta di Torgiano hanno ottenuto la certificazione VIVA (programma del Ministero dell’Ambiente, oggi Ministero della Transizione ecologica, che attesta la sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l’analisi di quattro indicatori: aria, acqua, vigneto e territorio), mentre i 20 ettari della Tenuta di Montefalco sono coltivati a biologico già dal 2010 e certificati dal 2014.
Inclusa da Wine Spectator-Operawine 2021 tra le 34 migliori cantine d’Italia, oggi Lungarotti è l’esempio di come la valorizzazione di un territorio non passi solo dalla viticoltura di qualità, ma anche dalla capacità di costruire intorno al vino un circuito virtuoso fondato su enoturismo, tutela e valorizzazione del patrimonio storico e culturale, difesa della biodiversità ed esperienze autentiche a contatto con la natura.
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