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Intervista all’Enologo della Cantina “La Spia” Emil Galimberti: Alla scoperta di un territorio unico, la Valtellina.

Emil Galimberti 37 anni, professione Enologo, vanta un curriculum di tutto rispetto: laureato in Viticoltura ed Enologia a San Michele, Trento e Udine, laurea magistrale a Torino, Montpellier e Bordeaux, con esperienze lavorative in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e prestigiosi incarichi tecnici in Valtellina è da 4 anni l’enologo dell’Azienda Agricola La Spia”.

Emil, per prima cosa vorrei che tu mi togliessi una curiosità: perché la vostra Cantina si chiama “La Spia”?

Come nella migliore delle situazioni il nome aziendale non si si rifà semplicemente al nome ed al cognome di famiglia del fondatore, ma ha un richiamo territoriale, che è quello della località “La Spia” all’interno della sottozona Cru “Sassella”, la più rinomata dell’areale terrazzato del Valtellina Superiore. La località “La Spia” è di fatto una collina che veniva utilizzata come punto di osservazione ed avvistamento dai Grigioni (Svizzeri, ndr), quando invasero la Valtellina nel 1500; da qui il nome “La Spia”, che Michele Rigamonti, il proprietario dell’Azienda, ha voluto utilizzare per dare una connotazione ancora più rilevante al territorio.

Che vini produce “La Spia”?

Puntiamo al raggiungimento della massima espressione qualitativa del vitigno Nebbiolo (localmente chiamato Chiavennasca) coltivato sui terrazzamenti dell’areale Valtellina Superiore per la produzione di Valtellina Superiore DOCG e Sassella DOCG, vini destinati ad un affinamento minimo di 4 anni prima della commercializzazione. Una parte delle uve minori invece viene destinata a vinificazioni in bianco o in rosso per la produzione di vini giovani e d’annata. Alcune sperimentazioni sono in corso d’opera per la realizzazione di prodotti diversi quali la spumantizzazione in bianco del Nebbiolo e l’utilizzo delle anfore come metodo di affinamento.

Ho visto che in uno dei vostri vini, il Cástelasc, è presente il tappo a vite. Come mai avete voluto inserirlo? Uno strumento per l’export forse?

No in realtà il Cástelasc è un vino molto legato al territorio. Il nome di fantasia deriva dai resti di un castello abbandonato circondato da vigne, situazione abbastanza comune qui in Valtellina. L’anno scorso abbiamo prodotto la prima annata, ed ho deciso di utilizzare il tappo a vite, un po’ perché ne ho apprezzato le qualità quando ho lavorato in Nuova Zelanda, un po’ perché credo che si la chiusura del futuro; è capace di mantenere tutte le caratteristiche chimico-fisiche del vino ed elimina completamente il problema del TCA. E, se devo sincero, l’ho utilizzato anche come “sfida” da lanciare a tutto il mercato vitivinicolo tradizionale valtellinese, e non solo, che ancora non vede di buon occhio il tappo a vite.

E come ha reagito il mercato?

Inizialmente con un po’ di remore, perché da sempre in Italia il tappo a vite viene considerato sinonimo di bassa qualità; ma è bastato stappare qualche bottiglia e farlo provare, ed anche i più scettici si sono ricreduti in un attimo.

Qual è la filosofia dell’Azienda “La Spia”?

Essendo i Rigamonti una famiglia storicamente insediata a Sondrio, capoluogo alpino della Valtellina a nord del Lago di Como nasce un progetto impostato per avere dimensioni artigianali. Lo scopo è avere uno standard altamente qualitativo, che riesca a coinvolgere il consumatore, stimolando un concetto di passionalità che sia in grado di dare un valore aggiunto e che consenta all’azienda di dare un supporto alla manutenzione e conservazione di un territorio unico e meritevole del patrimonio UNESCO come quello Valtellinese.

Quale direzione vuole intraprendere nel futuro l’azienda?

L’obiettivo principale della nostra Cantina è quello di far crescere il livello turistico, eno-gastronomico e culturale della Valtellina, e vogliamo raggiungerlo tramite una promozione capillare sia sul territorio, sia tramite l’ausilio del mercato estero globale. Quest’ultimo è fondamentale per raccogliere quelle risorse e i capitali che permettano poi di reinvestire sul territorio.

Siete già presenti nel mercato estero?

Si, da qualche anno abbiamo iniziato un operazione focalizzata sull’export che ci ha permesso oggi di essere presenti in diversi paesi nel mondo, tra i quali Svezia, Danimarca, Canada e Hong Kong. Come dicevo crediamo molto nelle potenzialità del mercato globale come volano non solo della cantina “La Spia”, ma come aiuto per tutta la Valtellina. Sono convinto che le Aziende vitivinicole Valtellinesi dovrebbero lavorare tutte in concerto per esportare il marchio “Valtellina” nel mondo, ma devo dire che il nostro Consorzio sta lavorando e bene in quella direzione.

Perché il mantenimento e la crescita del territorio Valtellinese è così importante per voi?

Perché è unico e speciale. In un contesto come quello del vino, profondamente mutato nella seconda metà del novecento ad oggi, nella quale si fanno strada a prezzi concorrenziali vini derivati da vitigni internazionali come Merlot, Cabernet e Syrah provenienti da tutto il mondo, oggi si fanno strada vitigni nobili che stimolano la curiosità dei clienti che noi ricerchiamo; quelli più curiosi, più acculturati, quelli interessati ai contesti e ai territori; a questo riguardo facciamo i nomi di vitigni quali Pinot Nero, Sangiovese, Grenache o Nebbiolo, vitigni difficili da coltivare in contesti diversi da quello d’origine, come nel caso di Sangiovese e Pinot Nero, o praticamente impossibile e che non si ritrova da quasi nessun’altra parte al di fuori del Nord-Ovest italiano, come il Nebbiolo. I 3000 km di muretti a secco e la presenza di questo vitigno unico nel suo genere rendono la Valtellina, che senza questi attributi sarebbe una anonima valle alpina, un territorio unico e speciale che dobbiamo preservare a tutti i costi, specialmente oggi con i cambiamenti climatici e in cui tutto va alla velocità della luce.

Cosa rende speciale il Terroir Valtellinese?

La Valtellina, per chi la guarda da dentro a livello agronomico e produttivo, potrebbe sembrare un territorio già in partenza avverso alla coltivazione della Vitis Vinifera in generale; è molto umida, piovosa, fresca, alle pendici di un 4000 metri, ha terreni acidi, sub-acidi non idonei alla coltivazione della vite nella sua massima espressione, eppure ciononostante, il fatto che siano terreni ben drenanti e sabbiosi e di conseguenza l’umidità non ristagna, il fatto che siano stati costruiti 3000 km di muretti a secco per terrazzare vigne con un inclinazione oserei dire pazzesca e che da un livello di insolazione pari a quella della Sicilia, pur mantenendo un clima fresco Alpino, rende questo territorio una nicchia unica per la coltivazione del Nebbiolo che permette alla Valtellina di distinguersi anche a livello qualitativo dal colosso piemontese per finezza ed eleganza.

Un’ultima domanda: qual è il tuo sogno come Enologo della cantina “La Spia”?

Il mio sogno è consolidare sempre di più La Spia come una cantina di alta qualità, riconosciuta e riconoscibile all’interno del panorama vinicolo Valtellinese, e contribuire a realizzare una mia propria e personale espressione del Nebbiolo.

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