Quella del Vino Nobile di Montepulciano è una denominazione importante, per un vino che vanta una tradizione antica essendo citato già nel 739 in un atto riportato da Emanuele Repetti nel suo Dizionario. In quel documento il chierico Arnipert offre alla Chiesa di San Silvestro a Lanciniano, sull’Amiata, un terreno coltivato a vigna situato presso il castello di Policiano.
La storia
Il 17 ottobre del 1350, in un manoscritto, sono menzionate le regole per il commercio e l’esportazione di un vino prodotto nel distretto di Montepulciano. Nel XVI secolo, nelle liste dei vini del Papa Paolo III Farnese, redatte da Sante Lancerio e di Sisto V, da parte di Andrea Bacci, sono documentati alcuni vini toscani tra i quali spicca il vino di Montepulciano. Nel 1685 viene pubblicata un opera didascalica sui vini della Toscana Bacco in Toscana , redatta da Francesco Redi considerato il fondatore della biologia sperimentale, che nell’incipit recita: “Se dell’uve il sangue amabile. Non ognor le vene. Questa vita e troppo labile, troppo breve e sempre in pene”, dove non solo elogia il Vino Nobile di Montepulciano (“Montepulciano d’ogni vino è il Re!”), ma scrive un’ode al Conte Federico Veterani sulle grandi qualità di questo vino il cui riferimento non come area viticola bensì come prodotto enologico.
ll vino Montepulciano
ll vino Montepulciano per la prima volta è citato in un documento risalente al settembre 1787 quando Giovan Filippo Neri, Governatore del Regio Ritiro di San Girolamo in Montepulciano, in una lunga Nota di Viaggio per suor Luisa Sisti e signore Maestre rendiconta che “per rimborso al cuoco di casa Marsichi per spesa per il vitto, non compreso il vino portato da Monte Pulciano per nostro servizio L. 50,15. Vino Nobile portato per regalare al Conservatorio detto il Conventino per le obbligazioni contratte […]”. Girare per le strade di Montepulciano, definita “la perla del Cinquecento”, è come effettuare un viaggio nel tempo.
Le sue bellezze architettoniche affascinano in quel sali e scendi delle sue strade, dove ai primi di settembre si corre il Bravìo delle botti, una corsa fra i rioni del paese. Le opere di Antonio Sangallo il Vecchio, di Andrea Pozzo, del Vignola, del Michelozzo si alternano nell’itinerario dei palazzi rinascimentali che abbelliscono il centro andando verso piazza Grande sulla quale si affaccia il Palazzo Comunale, progettato da Michelozzo, i palazzi Contucci e Nobili-Taurgi opera del Sangallo, il caratteristico Pozzo dei Grifi e dei Leoni, oltre al Duomo che custodisce il trittico di Taddeo di Bartolo. Bellissima è anche la Fortezza e il Santuario di San Biagio, un’imponente chiesa in travertino che si erge isolata nel mezzo della campagna rappresentando uno dei migliori esempi di arte rinascimentale. Da non dimenticare sono anche le varie rappresentazioni del Bruscello, antica forma di teatro popolare, che nel periodo estivo vengono effettuate nei dintorni.
Fattoria del Cerro
L’areale viticolo della Fattoria del Cerro insiste su terreni del Pliocene marino che degradano verso la Val di Chiana, ricchi di argille e limo, l’altitudine varia fra i 250 e i 400 metri s.l.m. Come in tante altre aree vitivinicole della Toscana, anche qui le diversità pedologiche, altimetriche ed espositive sono alla base di una variegata gamma di prodotti enologici. In questi terreni i vini presentano un carattere piuttosto dinamico e vivace, talvolta persino nervoso e quasi scontroso, specie in gioventù, a differenza di quelli, più morbidi e immediati, ottenuti dalle uve raccolte sui suoli più sciolti per una maggiore presenza di sabbie.
Un vino, quindi, che tendenzialmente si è sempre mantenuto lontano dai rischi di omologazione, essendo stato capace di sfruttare l’ulteriore elemento di ricchezza e diversificazione rappresentato dagli aspetti pedoclimatici, dagli stili di vinificazione e da quella miriade di elementi che definiscono il terroir .
Il Nobile di Montepulciano della Fattoria del Cerro
Il Nobile di Montepulciano della Fattoria del Cerro si presenta all’esame visivo di un colore rosso rubino limpido e brillante con riflessi leggermente granato, mentre il suo profilo olfattivo risulta intenso, morbido, con altalenanti note floreali, di rosa e viola mammola che si addentrano a note di frutti di bosco maturi e consistenti, come cassis e more.
Il tutto reso ancora più complesso e contrastato da un’ampia speziatura che gioca su note leggermente piccanti di pepe bianco. In bocca la componente fruttata tende a essere ancora più avvolgente e godibile, sorretta da una trama tannica molto serrata ma carezzevole al tempo stesso, dove si fa notare l’immancabile fresca e balsamica acidità che rende la beva più armonica e croccante.
Abbinamenti gastronomici
Per le stesse ragioni legate alla variabilità del vino, anche gli abbinamenti gastronomici potranno essere quanto mai eclettici. La cucina di Montepulciano oggi è l’estremo risultato di una storia gastronomica antichissima che dagli Etruschi, attraverso lo stile e la sontuosità medicea, giunge fino al periodo dei Lorena e ai giorni nostri. Essa offre un ampio ricettario di piatti antichi, anche poveri, contadini e vegetariani, come la ribollita a base di cavolo nero e fagioli, così definita perché gli si fa riprendere l’ebollizione una volta aggiunto nuovamente olio extravergine di oliva, la panzanella giocata su pane casereccio raffermo e pomodori, e la pappa col pomodoro.
Molte di queste meraviglie hanno come minimo comun denominatore un prodotto pressoché unico in Italia, il pane toscano, privo di sale forse già dal Millecento quando i pisani sospesero la commercializzazione del raro cloruro di sodio. Non mancano, in ogni caso, pietanze legate alla carne, come i pici al ragù di Chianina, lo spezzatino di Chianina, le costate, carni rosse di media cottura, filetti e controfiletti alla griglia di legna ed alla cacciagione di cinghiale, lepre, capriolo e fagiano spesso servita con le pappardelle, simili alle tagliatelle, una specie di spaghetti larghi e schiacciati, fatti di pasta d’uovo. Tra i formaggi, la sua storia culinaria ha delle punte davvero di livello, in particolare tra quelli duri, come il Pecorino Toscano DOP e tra i molli la ricotta e il ravaggiolo.
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