L’esperta enologa Monica Larner, figlia di uno storico regista hollywoodiano (Stevan Larner, poi passato all’enologia), è sbarcata in Italia ormai più di 35 anni fa, e dal 2013 è corrispondente e responsabile dal nostro Paese per Wine Advocate, la rivista bimestrale fondata da uno dei guru della critica enologica, Robert Parker. In una intervista al Corriere della Sera, la sommelier di origine americana delinea quali sono le sue previsioni per l’anno appena iniziato.
Vini italiani, i consigli di Monica Larner
Nel corso del pezzo, si sottolinea come le sue valutazioni oggi possano scatenare “uno tsunami commerciale”, ricordando in particolare gli eccellenti riscontri ottenuti nel 2015 dal Brunello Tenuta Nuova 2010 di Casanova di Neri e dal Brunello Madonna delle Grazie 2010 de Il Marroneto, che hanno rivoluzionato gli ordini delle cantine. Per questo, è interessante leggere che nel 2017 l’enologa si occuperà “in modo democratico di Nord, Centro e Sud. Per la Basilicata ho un particolare amore, il Vulture e il suo Aglianico mi affascinano. Punto sul Nerello Mascalese dell’Etna, dove vado spesso. Può conquistare nuove frontiere”.
Le attese sul 2017 di Wine Advocate
Ovviamente, il giro dell’Italia dei vini di Monica Larner non si ferma qui; la sommelier spiega infatti che presterà attenzione anche a “Piemonte, Veneto e Toscana, dove ci sono denominazioni che offrono qualità incredibile. Mi occuperò di Sangiovese toscano, Brunello e oltre: ora più che mai riesce ad esprimersi nelle differenti microzone. Sono colpita dall’evoluzione del Chianti Classico”. Nel territorio di Nordest, invece, “mi aspetto risultati interessanti per Friulano, Malvasia, Sauvignon e Pinot bianco”, mentre al Sud c’è molta curiosità anche per i “grandi cambiamenti del Fiano, un vitigno capace di longevità”.
Come cambia il vino in Italia
Più in generale, la Larner si dice curiosa di vedere anche nel corso dell’anno “come le grandi cantine affronteranno il cambiamento generazionale: Antinori, Tenuta San Guido e le altre. I figli degli attuali patron hanno viaggiato, parlano le lingue, hanno frequentato scuole enologiche. Sarà interessante vedere se ci saranno cambiamenti stilistici”. Anche perché, intanto, gli scenari globali del mondo enologico stanno cambiando: “Il mercato è fluido in tutto il mondo. Produrre vino non costa molto. Ma per venderlo, ora bisogna spendere di più. Bisogna viaggiare. Investire in biglietti aerei, hotel e ristoranti. Avere a che fare con il cambio monetario. Per le aziende piccole è sempre più impegnativo. Quelle più grandi sono più agili e più pronte: sono favorite. Un fenomeno che nel 2016 ha avuto una forte accelerazione”.