Sin troppe volte abbiamo sentito dire che “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, proviamo ad approfondire la situazione attuale nell’industria del vino.
Una recente indagine condotta da Cribis rivela che più di un quarto tra le aziende vinicole attive in Italia sono gestite da donne. In Italia si contano oltre 73000 aziende produttrici di vino, grazie alle quali la produzione italiana risulta la più diffusa e la più consumata al mondo.
Il focus di oggi è posto su Montalcino, una delle capitali Toscane del vino, terra in cui le capacità delle eredi hanno portato particolar impulso alle economie produttive di alcune aziende storiche. Parliamo di capacità non solo amministrative e dirigenziali, parliamo di donne che condividono una passione genetica per i frutti della terra, capaci di infondere nelle stille dei propri prodotti il loro fascino, stile e carattere.
Le donne del Brunello di Montalcino
Cristina Mariani-May
Cristina è la titolare di Castello Banfi, una delle prime aziende a proporre il Brunello di Montalcino negli Stati Uniti.
L’azienda ha una storia relativamente recente confrontata ad altri produttori toscani ma da subito ha saputo imporsi per la grande capacità di osservare il mercato e conoscenza del proprio prodotto. Castello Banfi viene fondata da due fratelli americani, John e Harry Mariani che da subito mirano a portare sulle tavole Americane un vino elegante e corposo come il Brunello di Montalcino.
Sin dai primi anni ’80 l’azienda si è anche impegnata insieme all’Università di Milano per analizzare storia e caratteristiche della varietà di uve utilizzata in purezza per produrre il Brunello: il Sangiovese.
Queste analisi hanno portato a scelte di vinificazione volte ad ammorbidire i tannini del Sangiovese e ad un invecchiamento secondo regole più rigide. Il Brunello di Banfi è invecchiato solo in barriques di quercia francese e grandi botti di Slavonia.
Cristina Mariani-May è laureata presso la Georgetown University di Washington e la Columbia Business School di New York. Entrata in azienda nel 1993, ha condiviso con James Mariani (suo cugino) il ruolo di CEO a partire dal 2007 ed è diventata titolare in solitaria nel 2018.
Marilisa Allegrini
La prima formazione di Marilisa Allegrini fu in fisioterapia presso l’Università di Verona, la passione per il vino l’ha portata poi nell’azienda di famiglia nel 1980. Negli anni 80 ha curato la parte commerciale e la comunicazione ma in soli 3 anni è diventata titolare di Allegrini. La sua guida e la sua grinta sono stati in grado di portare la reputazione del brand nei nuovi mercati.
Dal 2001, insieme al fratello Walter, possiede la cantina Poggio al Tesoro, in uno dei territori più interessanti della Toscana: Bolgheri. Questa nuova sfida e nuovo orizzonte commerciale hanno permesso di rinforzare le origini di Allegrini, acquistando la tenuta San Polo in Montalcino tra il 2007 e il 2015.
La posizione perfetta in cui si elevano le viti di Allegrini permette ai tralci di avere un microclima secco e ventilato, con profonde escursioni termiche giornaliere, caratteristiche essenziali per la maturazione di uve capace di infondere struttura, aromi e complessità.
Un patrimonio naturale troppo importante per poterlo mettere a rischio. Le cure di Allegrini infatti sono andate oltre agli aspetti commerciali e hanno tenuto conto dell’impatto ambientale dell’azienda. Grazie a questi sforzi, San Polo è stata la prima tenuta toscana (seconda nel mondo) ad essere premiata con la certificazione CasaClima Wine e dal 2017 ha ottenuto anche la certificazione di agricoltura biologica.
Nel 2015, Marilisa Allegrini, ha nominato la figlia Caterina amministratore delegato di San Polo. La scelta di offrire quest’opportunità alla nuova generazione è importante per condividere e coltivare lo spirito imprenditoriale ci spiega Marilisa. Una scelta volta a stare sempre al passo coi tempi in un’industria della tradizione ma dinamica come quella del vino oggi.