I Millennials non sono tutti uguali e le differenze si accentuano in fatto di vino. Una ricerca recente, portata avanti dal centro studi Nomisma Wine Monitor per Verallia, il terzo produttore mondiale di contenitori in vetro per alimenti, incluse le bottiglie. Lo studio è stato presentato all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Usa e Italia, quali differenze
L’obiettivo della ricerca era quello di analizzare il comportamento dei Millennials nella scelta del vino. Dove? Negli Stati Uniti e in Italia, i due principali mercato di riferimento per i produttori nazionali. Un dato: 5 bottiglie su 10 di vino made in Italy vengono vendute sul mercato nazionale, delle altre 5, destinante all’export, 1 è diretta verso il mercato a stelle e strisce.
La prima differenza nel comportamento d’acquisto è da ricercare proprio nel motivo che porta a scegliere una bottiglia invece di un’altra. Per i consumatori statunitensi, infatti, la molla è da ricercare quasi esclusivamente nella notorietà della marca. Gli italiani, al contrario, non considerano questo fattore determinante ma fanno più attenzione alla tipologia e alla provenienza del vino che stanno acquistando.
Statunitensi amanti del vino made in Italy
Il mercato rappresentato dagli Stati Uniti d’America è particolarmente sensibile al vino italiano. Per i produttori che esportano rappresenta una risorsa primaria. È il primo mercato per l’export nazionale e nel 2016 ha importato in tutto oltre 5 miliardi di euro di vino, di cui ben il 32,4 per cento di origine italiana. questi dati hanno fatto del vino made in Italy il leader di settore. Negli ultimi dieci anni il valore delle importazioni totali di vino negli Stati Uniti è cresciuto in maniera sostenuta, toccando quota +52 per cento, con un incremento del 3 per cento solo nell’ultimo anno.
Perché i Millenials
La generazione composta dai ragazzi di età compresa tra i 18-35 anni è destinata a trasformare i consumi e l’approccio a diversi mercati. Anche il mondo del vino deve fare i conti con consumatori che presentano caratteristiche molto diverse dai consumatori tradizionali. Nasce da questa consapevolezza quindi, la necessità di uno studio finalizzato a tracciarne un ritratto chiaro e definito.
È questa, infatti, la generazione che nei prossimi anni sostituirà quella attualmente alla guida del consumo di vino in Italia, è già questa la generazione che consuma più vino negli Stati Uniti (i Millenials coprono il 42 per cento del consumo complessivo di vino negli Stati della Federazione a stelle e strisce). A marcare la prima differenza tra il consumo tradizionale e attuale del vino e quello futuro c’è un elemento da non sottovalutare. Gli attuali consumatori sono spinti soprattutto dall’idea di considerare il vino un alimento, un prodotto alimentare. I prossimi vedranno il vino sempre più come un oggetto del desiderio e sarà sempre più la voluttà a ricoprire un ruolo di primo piano nel consumo.
Brand, tipologia, prezzo: tutto quello che c’è da sapere sulle scelte dei Millennials
Cosa spinge un giovane adulto newyorkese a scegliere proprio quella bottiglia di vino per una cena con gli amici? È la marca, il brand. Questo fattore è considerato determinante per il 32 per cento degli intervistati. Solo il 21 per cento di questi presta attenzione alla tipologia di vino che si appresta a consumare. Decisamente diversi i motivi che guidano la scelta di un giovane adulto italiano.
Al di là della marca – ritenuta determinante solo per il 10 per cento del campione – è la tipologia di vino il vero elemento strategico per il 51 per cento dei Millennials intervistati. E il prezzo che ruolo gioca? Le promozioni? Ancora una volta le percentuali marcano una sensibile differenza. Per gli americani, per il 20 per cento di questi, un prezzo basso o la presenza di una promozione è molto importante, molto più bassa la percentuale di italiani che vi presta attenzione: solo l’11 per cento. I Millennials italiani però sono attenti al territorio di provenienza del vino (21 per cento), elemento meno discriminante per i colleghi statunitensi (15 per cento).
E la bottiglia quanto conta?
La ricerca si sofferma anche sul ruolo del packaging che conta molto di più per gli statunitensi (10 per cento vs 5 per cento). gli italiani, inoltre, prestano più attenzione a elementi quali sicurezza e sostenibilità del vetro (55%), mentre gli americano guardano di più agli aspetti “sensoriali” (trasparenza, freschezza al tatto) con un 53% a 40% a favore degli Usa.