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Champagne: storia e produzione di un mito

Spesso si dice che un vino è lo specchio del clima e del terreno di una zona, dei vitigni impiegati e delle tecniche vitivincole applicate: questa definizione calza a pennello per lo Champagne.

Champagne è un nome che si traduce in un caleidoscopio di vini diversi, bianchi e rosé, con sapori che sfumano tra un’incisiva sapidità e una sferzante freschezza o una cremosa struttura e un’avvolgente morbidezza, per arrivare a delicate sfumature di dolcezza. Un vino per ogni occasione che offre il suo contributo all’abbinamento con piatti innovativi e tradizionali.

L’origine e i primi vigneti

Grazie alla testimonianza di foglie di vite fossili si può affermare con una certa sicurezza che questa pianta era già presente in Champagna fin dall’era terziaria, ma i primi vigneti produttivi si attestano solo al IV sec. d.C., come conseguenza dell’espansione della viticoltura dalla Francia meridionale, favorita dai Greci e Romani.

Nel Medioevo

Tra il XIII ed il XIV secolo si verificò una grande espansione della coltivazione dei vitigni a bacca nera, perché in quel periodo era nata la moda che favoriva il vino rosso, con testimonianze ad Aÿ, Mailly ed Épernay. Quei vini non erano ancora definiti Champagne, ma anzi spesso erano confusi con i Vin français.

XVII sec.: la svolta

La svolta avvenne nel XVII secolo, quando i vignaioli iniziarono a produrre con grande cura vini bianchi da uva a bacca nera, ottenendo i Vin gris. Il vino bianco prodotto a quel tempo in Champagne era frizzante, sia in botte che a destinazione, specialmente se imbottigliato in marzo, perché i lieviti si riattivavano con il rialzo termico primaverile e completavano la trasformazione degli zuccheri in alcol etilico e anidride carbonica.

Il passaggio dall’uso delle botti di legno alle bottiglie di vetro per il trasporto del vino, influì positivamente sul mantenimento dell’effervescenza all’interno della bevanda.

…  Dom Pierre Pérignon

La spinta finale per la realizzazione tecnica e qualitativa delle preziose bollicine fu merito di Dom Pierre Pérignon, monaco dell’Abbazia di Hautvillers: il monaco studiò lo sviluppo della vite, lavorò all’assemblaggio selezionando con cura le uve da miscelare prima della pressatura, si adoperò per ottenere un vino sempre più limpido, cercando di travasarlo al momento giusto, non disdegnando il collaggio prima dell’imbottigliamento e utilizzando il tappo di sughero per trattenere la spuma. Il vino piacque molto ai nobili e alla corte di Francia e alle corti dell’Europa dell’Est.

Le innovazioni del XIX secolo

Nel XIX secolo grazie all’invenzione di François dell’apparecchio per misurare lo zucchero residuo e grazie agli studi sui lieviti di Maumené e Pasteur, il commercio dello Champagne esplose e in cento anni si passò dalle poche centinaia di migliaia di bottiglie del 1785 a quasi 30 milioni alla fine dell’Ottocento.

Nel 1936 nacque l’AOC Champagne e nel 2000 si consolidò una produzione di oltre 30 milioni di bottiglie.

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